“…Rimane il problema di fondo di come accelerare la transizione energetica del paese che è una grande occasione di lavoro, di benessere, di risparmio energetico e di lotta ai cambiamenti climatici. Qualcosa è stato fatto. Molto resta da fare. Per farlo meglio sarebbe opportuno che la politica parlasse di più con industria, artigianato e consumatori. Così non è stato in questo caso.”
Così si conclude la lettera di Ennio Braicovich, direttore editoriale di ‘Nuova finestra’, che ha inviato a Deputati e Senatori riguardo l’articolo 10 del Decreto Crescita, approvato il 29 giugno 2019.
Il suddetto Decreto va a sostituire l’ Ecobonus dove è possibile recuperare, tramite detrazione fiscale dell’Irpef, il 50% delle spese sostenute per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Con il Decreto Crescita invece si prevede che per interventi di risparmio energetico il Cliente finale abbia diritto e la possibilità di richiedere l’eco-bonus del 50% direttamente in fattura. L’azienda avrà poi la possibilità di recuperare l’intero importo suddiviso in 5 anni, senza contare che l’azienda ha un ulteriore 8% di trattenuta d’acconto non recuperabile.
Purtroppo per quanto vantaggiosa possa sembrare questa legge nasconde una lama a doppio taglio per le aziende: l’articolo 10 mette a repentaglio la libertà di impresa, sottraendo pesantemente liquidità alle aziende e destabilizzando il loro bilancio.
Noi di Castello non possiamo infatti accettare la cessione del credito da parte dei clienti, in quanto incapiente rispetto al possibile flusso, e non in grado di compensare tutto il credito.
I nostri clienti avranno comunque la possibilità di recuperare l’importo del 50% con le modalità fino ad ora utilizzate ovvero tramite la detrazione dalle proprie imposte per 10 anni.
L’articolo 10 favorisce ingiustamente i grandissimi operatori, distorce la concorrenza, punisce i piccoli e danneggia i consumatori.